Si parla di calciatori, di allenatori, di settori giovanili e tutto quello che gravità intorno ad una società sportiva ma spesso si dimenticano aspetti e obblighi a cui attenersi per la tutela della salute. Certo, quando si parla di salute, quando si tratta di tutelare una vita umana non dovrebbe essere necessario che qualcuno lo ricordasse, dovrebbe rappresentare la peculiarità primaria per tutti, a prescindere la categoria di appartenenza, a provvedere all’acquisto del presidio DAE (defibrillatore automatico esterno) o a “obbligare” i propri atleti a sottoporsi preventivamente a visita medico-sportiva che ne attesti l’idoneità alla pratica agonistica.
VISITE MEDICHE
La visita Medico-Sportiva in Italia è obbligatoria regolata da una circolare vecchia di 36 anni e corretta con Decreto Legge 69 del 2013, e nel 2015 lo stesso Ministero della Salute è tornato con una nota esplicativa per fare ulteriore chiarezza su chi debba presentare il certificato medico sportivo, sui soggetti autorizzati a rilasciarlo, e sui casi in cui debba essere a pagamento o gratuito.scindendo l’attività in:·
- ludico-motoria: è stato soppresso il certificato medico sportivo
- non agonistica: è obbligatorio il certificato medico sportivo
- agonistica: è obbligatorio il certificato medico sportivo
Per tanti invece è solo un fastidioso “obbligo” a cui ottemperare in poco tempo senza spendere tanto. Sicuramente costa meno di un paio di scarpette, meno di una bella tuta ma vale molto, molto, di più. In alcuni casi può salvare una vita o avvertire in tempo di gravi problemi. Gli Enti organizzatori di tornei, campionati o singole manifestazioni sportive potrebbero introdurre una norma che preveda l’obbligo di presentazione di detto certificato per il completamento della fase di tesseramento di un atleta. Non lo si intenda però come ulteriore problema o spesa, semmai può essere inteso come prevenzione anche su possibili risvolti penali per i rappresentanti legali oltre a monitoraggio sulle condizioni fisiche di chi sarà sottoposto a pratica agonistica nella propria società.
DEFIBRILLATORE (DAE)
Il Decreto del Ministero della Salute del 24 aprile 2013 sancisce la dotazione e l’impiego, da parte delle società sportive sia professionistiche sia dilettantistiche, di defibrillatori semiautomatici esterni (DEA) e di eventuali altri dispositivi salvavita. Dopo vari rinvii diventa un obbligo per tutte le società, senza discriminazione di disciplina, a dotarsene dal 1° luglio 2017. A parte il presidio salvavita, lo stesso DM stabilisce che in ogni società ci sia personale debitamente formato all’uso dello stesso. Nel calcio, la stessa FIGC LND rammenta nel CU n 2 in cui si delinea la nuova stagione sportiva delle varie categorie, la necessità di ottemperare alla norma.Un acquisto che dovrebbe essere in cima alla lista, prima ancora di corredo tecnico, prima ancora di assicurarsi le prestazioni di calciatori e prima ancora di tutto quello che di solito viene messo in preventivo. Rinunciare a una cena, destinare un incasso, organizzare una raccolta fondi per dotarsi del DAE è sicuramente un’azione che i presidenti potrebbero “imporsi” visto che sono i diretti responsabili in caso di eventi tragici.È divenuto quasi routine far presenziare a manifestazioni sportive, a incontri di calcio, una autoambulanza attrezzata, con medici e personale qualificato. Per chiarezza, sebbene sia una maggiore tutela in caso di eventi critici, la stessa non sostituisce o annulla quanto declamato nel DM. In alcune categorie di calcio dilettantistico la stessa è obbligatoria in sostituzione di un medico la cui presenza dovrebbe essere garantita dalla società ospitante per assistenza a entrambe le squadre, ma non annulla in alcun modo gli orientamenti del DM.Il presidio DAE, per come disposto, non è fondamentale disporne solo in incontri ufficiali, l’attività fisica viene svolta anche durante la settimana con allenamenti che sottopongono l’atleta a sforzo fisico. È responsabilità diretta di chi organizza un incontro (società ospitante) assicurare la disponibilità del DEA unitamente a persone formate all’utilizzo. In caso di assenza non viene applicata alcuna sanzione, disciplinare o amministrativa, sarebbe troppo comodo. Nel caso di un evento critico la mancanza dello strumento apre responsabilità penali da addebitare ai rappresentanti legali delle società.Il costo dell’importante strumento ormai ha subito ribassi, diversi sono i modelli disponibili per marche e dimensioni. Ma anche se così non fosse, l’importanza di salvaguardare la vita umana supera di gran lunga l’aspetto economico, irrilevante nel contesto che “il gioco vale la candela”.
Sembra anche strano che, nel caso specifico del calcio, la FIGC LND possa irrogare sanzioni alle società nel caso in cui i propri atleti non siano provvisti di tesserino plastificato personale (costo di 3 euro circa) oppure sanzione per mancanza di acqua calda a fine gara o per ritardata presentazione distinta di gara e invece non pensi di tutelare i propri affiliati (attraverso le società i calciatori lo sono) con l’imposizione di esibire i certificati di visita o documenti che attestino la disponibilità del DAE. Sarebbero atti che qualificherebbero il movimento anticipando eventi tragici evitando poi di puntare il dito con la classifica “… ma noi lo avevamo detto”. Si provi a dirlo a chi non potrà rispondere o ai familiari, coscienza permettendo.
Franco Sangiovanni