La voglia di correre dietro ad un pallone non tramonta mai. Che tu sia un ragazzetto o un uomo adulto con famiglia.
A maggior ragione quando la malattia ti assale e una delle poche gioie che ti accompagna è quel pallone che rotola, alla tv, al campetto a guardare figli e nipoti. E così capita anche che quella passione ti aiuti a fare meglio, anche nel dolore.
Di storie come quella di Alessandro Scigliano, per fortuna, lo sport ne racconta tante. A tutte le latitudini. Narra di campioni pedanti, e di tutti gli sport, che hanno vinto il cancro.
Ma quando accade qui, affianco a te, allora percepisci l’importanza dei valori che solo lo sport riesce a comunicare. Capisci quanto sia importante l’aspetto piscologico nel combattere una triste malattia.
Alessandro, “appena” trentacinquenne, è tornato da poco a vestire la maglia di una squadra di calcio, la Cariatese. Ha sconfitto il male che lo stava consumando, un tumore all’ipofisi scoperto due anni e mezzo fa che lo aveva fatto anche ingrassare di 35 chili.
Dopo mesi e mesi di “combattimento” e di duro lavoro, di allenamenti, domenica scorsa, finalmente, Alessandro è tornato a calcare i campi di gioco, a frequentare gli spogliatoi con i compagni, dopo una gioventù passata prevalentemente con la maglia della Rossanese addosso, un onore ed un orgoglio per chi come lui ha la fortuna di indossare i colori della propria città.
Con la Rossanese si è laureato vice campione d’Italia juniores, poi qualche presenza in prima squadra con la vittoria del campionato di Eccellenza, nel 2001 con Franco Giugno in panchina, quindi le esperienze in D sempre a Rossano, a Corigliano, al Cosenza 1914, a Trani ed in Eccellenza a Cirò e Acri.
Oggi gioca con orgoglio e con un immaginabile piacere in seconda categoria con la Cariatese.
Alessandro è un “sopravvissuto” che grazie al calcio si è salvato la vita.
Luca Latella